In margine ai festeggiamenti per i novant’anni di una grande attrice.
Chi, meglio di lei, ha incarnato la femminilità trasgressiva del secondo Novecento? Monica Vitti ci ha fatto ridere di noi stesse e ha reso tenero, comico e irresistibile il groviglio di contraddizioni che ci portavamo dentro. La tensione verso la libertà che fa a pugni con il sogno d’amore, che va a sbattere contro le convenzioni sociali o contro i propri sentimenti: nella coppia aperta travolta dalla gelosia, nel debito d’onore che impone di sparare al traditore anche quando non se ne ha più voglia, nel triangolo amoroso dall’equilibrio impossibile, nel conflitto tra amore e passione …. Un’esplosione di energia vitale sempre repressa, che si rigenera nelle traversie della vita. Lei era trasgressiva e fuori cliché, talmente brava – lo ha detto Alba Parietti – che quasi non ci siamo accorti di quanto è bella.
Stavo scrivendo era e mi sono corretta. Perché non importa che lei sia da vent’anni fuori scena, che abbia avuto in sorte una vecchiaia di smemoratezza, che sia diventata invisibile, fragile e anziana: il cinema ha reso Monica giovane e immortale. Il resto – la malattia, la vecchiaia, lo smarrimento – è successo a Maria Luisa Ceciarelli, la ragazza che voleva fare l’attrice e che si trasformò nella Vitti.
Se volete sapere qualcosa di questa trasformazione, e di quanto Vitti sia stata consapevole della differenza tra Maria Luisa e Monica, andate a vedere questo reperto su RaiPlay.
E’ un vecchio filmato di Si dice donna, il programma a cura di Tilde Capomazza, che portò in televisione per la prima volta il punto di vista femminista. Il servizio è intitolato Sacro e profano, anno 1979, l’idea è di Alessandra Bocchetti che lo realizzò. Vedrete Monica Vitti e una giovane suora che si incontrano su un palcoscenico vuoto. Una porta l’abito monacale nero con un dolcevita bianco, l’altra un tailleur di seta rosso e una stola di volpe al collo. Fanno conoscenza e scoprono di avere in comune molte cose. Certamente molte di più di quello che sembra: entrambe portano un abito che definisce la loro “professione”, la religiosa/l’attrice; hanno un nome d’arte o legato al voto d’ingresso in un ordine monacale, che segna un distacco dalla vita precedente; celebrano riti: la preghiera, il teatro….
Basta, non voglio raccontare: andate a vedere e scoprirete che Maria Luisa Ceciarelli non è solo un’attrice, è una donna straordinaria.