Lo stupore di Daniela Monaci

Carte nautiche in rilevo, ali di cigno come montagne innevate, foglie di malva ingioiellate e tremanti. A Roma, allo Studio TiEpolo 38 , "Come pensieri", una mostra aperta fino al 15 dicembre.

mostra Daniela Monaci Roma
Daniela Monaci

Se anche a voi piacciono plastici e carte geografiche. Se avete una passione per i dettagli che – ingranditi – prendono forme impensabili. Se avete sempre saputo che tutto si trasforma sotto i nostri occhi, anche se ce ne accorgiamo soltanto dopo e forse troppo tardi …  passate dallo Studio TiEpolo 38  dove, fino al 15 dicembre, si possono vedere i lavori di Daniela Monaci.

La mostra, a cura di Giovanna dalla Chiesa, è intitolata “Come Pensieri”. Lo spazio è una piccola galleria romana al quartiere Flaminio, candida e con un angolo bar di elegante design. E’ qui che Daniela Monaci espone le sue ultime opere.

 

Vedrete ingrandimenti di foglie di malva con perle di rugiada stampati su vetro. Sono elaborazioni di scatti in bianco e nero, dove la peluria che copre l’epidermide vegetale e la luce scintillante delle goccioline sui bordi merlati danno un’idea di movimento. Foglie che tremano e si svegliano felici del primo sole del mattino. Prima che si asciughi la guazza notturna che le fa scintillare ingioiellate. La percezione è che l’ingrandimento del dettaglio riesca a trasmettere le vibrazioni e i fruscii impercettibili del risveglio della vita.

 Daniela Monaci lavora quasi sempre a partire da una fotografia perché quello che vuole restituire, scrive nelle note che accompagnano il suo lavoro, è il suo stupore: “Le mie fotografie non sono altro che una partecipazione stupita a ciò che mi capita di incontrare…La riflessione nasce dopo, a studio, nel lavoro di rielaborazione”.

Allora ecco che quei “piccoli concentrati di luce” delle perle di rugiada cadono per terra e, subito beccati da colombe, si trasformano in un’installazione. Ecco che le forme nere, laviche, di montagne di creta appoggiate su supporto bianco si specchiano in un altro ingrandimento fotografico, dove il dettaglio candido di un’ala morbida di cigno è diventato una montagna innevata sotto un cielo nero. Dritto e rovescio.

 

Dentro ogni immagine ce ne sono infinite altre, basta cambiare il modo di guardare, ingrandire un particolare, rovesciarle al negativo, entrare in una fessura. Così, in un’altra istallazione, forme di creta deposte su carte nautiche sembrano emerse dai fondali marini, danno vita a isole o forse sono soltanto plastici, mappe in rilievo con le loro tratteggiature argento e oro, che seguono i movimenti delle correnti o i tracciati delle rotte. Ogni cosa può trasformarsi in qualcos’altro. Anche una carta nautica, che traduce la vastità degli oceani in punti e linee utili all’orientamento, può sollevarsi e mostrare che neppure la superficie del mare è piatta.

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Daniela Monaci è una torinese a Roma. E’ stata allieva di Toti Scialoja e ha cominciato dalla pittura, dal disegno, dall’incisione.

Poi si è innamorata della fotografia, della sua rielaborazione digitale, della trasformazione in video e installazioni per le quali usa creta, stoffe, polvere di colore. Con le sue opere, presentate in esposizioni personali e collettive, “mostra cose insolite del nostro solito mondo”, ha scritto  Mario Luzi del suo lavoro. 

 

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